Originatasi intorno al X secolo, sempre fedele alla chiesa, la famiglia Farnese ha lasciato nel nostro territorio molte testimonianze in campo artistico-architettonico. Il feudo Farnese era un protettorato di Orvieto e per questo molti personaggi della famiglia ebbero delle posizioni di alti incarichi nella città, come Pietro di Farneto che ne fu console nel 984 ed il suo discendente Prudenzio nel 1154. Nei primi secoli i Farnese seguirono più la carriera ecclesiastica di quella militare, vedi ad esempio Guido, eletto vescovo di Orvieto nel 1263. Si dovette però attendere il Cinquecento per avere un papa della famiglia Farnese, con Paolo III ( Alessandro Farnese, Canino 29 Febbraio 1468 – Roma 10 Novembre 1549 ). Nel Trecento grazie al costate supporto militare e relativi recuperi di territori del Patrimonio di S. Pietro dagli avignonesi, il pontefice tramite il cardinale Albornoz concesse ai Farnese le zone di Valentano e limitrofe al lago di Bolsena, di cui divennero vicari. Infine tramite il matrimonio di Ranuccio con Agnese della potente famiglia dei Monaldeschi l’influenza dei Farnese arrivò sino a Latera, Marta, Canino, Gradoli e Piansano. Ritroviamo allora in questi paesi degli splendidi palazzi ed antiche rocche.
A Latera c’è un palazzo, oggi sede del comune, che ebbe origine da una rocca fatta costruire da Ranuccio il Vecchio, più tardi trasformato da Mario Farnese in un bellissimo palazzo rinascimentale contenente un affresco della Madonna del Rosario ed alcuni santi. Allo stesso Mario Farnese si deve la ristrutturazione della chiesa di S. Clemente con un bel fonte battesimale di Giovanni Antonio Scalpellino. A Latera abbiamo anche la fontana ducale voluta da Pietro Farnese risalente al 1648.
A Gradoli troviamo il famoso e bellissimo palazzo Farnese che venne utilizzato prevalentemente come residenza estiva. L’antica rocca medioevale fu radicalmente ricostruita tra il 1515 ed il 1526 da Antonio da Sangallo il Giovane, architetto prediletto dal cardinale Alessandro, il futuro papa Paolo III. La sala ducale, oggi adibita a sala consiliare, è decorata con affreschi in stile raffaellesco, gigli farnesiani, unicorni, putti e stemmi dipinti sui soffitti a cassettoni. Al secondo piano troviamo la sala dei Monocromi e la sala del Loggione.
A Valentano abbiamo un altro palazzo con una torre ottagonale, scelta come residenza dapprima dai neosposi Angelo Farnese, figlio di Ranuccio il Vecchio, e Lella Orsini di Pitigliano, quindi da Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini di Pitigliano. Nel XV secolo, quando fu ristrutturata, fu costruito nel 1488 un bellissimo “Cortile d’Amore”, così denominato per il matrimonio delle due coppie citate in precedenza.
Un’altra rocca a forma ottagonale la troviamo a Capodimonte, inizialmente costruita dai signori del vicino borgo di Bisenzio nell’XI secolo. Nel 1385 fu ristrutturata dietro l’impulso di Pier Luigi Farnese e poi da Alessandro Farnese che chiamò il Sangallo per la costruzione delle contrafforti e dei due loggiati che conferirono all’edificio un aspetto residenziale, piuttosto che austero come in precedenza.
A Marta ritroviamo una torre, sempre ottagonale, difensiva dell’XI secolo recante l’antico stemma del liocorno e dei gigli. Nel borgo antico si trova anche un palazzo Farnese di modeste dimensioni rispetto alla torre imponente che sovrasta la cittadina.
Un altro possedimento dei Farnese fu l’isola Bisentina che con Ranuccio il Vecchio, che vi volle essere seppellito, toccò il suo massimo splendore. Il monumento funebre del capostipite dei Farnese è del 1449 ed opera di Isaia da Pisa. Più tardi nel XVI secolo, Alessandro Farnese ( nipote di Paolo III ) fece trasferire il sacrario nella chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo, iniziata nel 1588 accanto al convento dei Frati Minori Osservanti. Nella nuova chiesa furono traslate tutte le tombe dei Farnese già sepolte sull’isola.
A Ischia di Castro abbiamo un’altra testimonianza farnesiana, il castello medievale che come al solito fu ristrutturato dal Sangallo con l’eliminazione del fossato e la creazione di un loggiato. Nel paese si trovano anche uno stemma di liocorni e gigli murato sulla torre dell’orologio ed il battistero rinascimentale nella chiesa di S. Ermete.
A Viterbo c’è il palazzo Farnese, di cui abbiamo già parlato in questo articolo, perché Ranuccio il Vecchio divenne il custode del papa di Viterbo per proteggerla dai Prefetti di Vico. Soggiornò in questo palazzo Alessandro Farnese, prima di essere eletto papa, e sua sorella Giulia, da qui la denominazione in “palazzetto del cardinal Farnese”. Altra importante testimonianza dei Farnese a Viterbo è la Rocca Albornoz di cui abbiamo già parlato in questo articolo. Al cardinale Alessandro, nipote del papa, si deve la fontana del Vignola arricchita da gigli farnesiani situata davanti alla rocca. Altre tracce dei Farnese a Viterbo si ritrovano nelle facciate delle chiese, nelle sale affrescate del palazzo comunale, a porta di Faul o porta Farnesiana e la strada lunga e rettilinea voluta dai Farnese per collegare Viterbo al santuario della Madonna della Quercia.
Al centro di tutto questo, infine, troviamo Castro, la sede del ducato omonimo, creato nel 1537 da Paolo III in onore del figlio Pier Luigi, primo duca di Castro, la cui storia l’abbiamo raccontata in questo articolo qualche mese fa.