Il comune di Bolsena si trova sulle rive del lago omonimo ad un’altitudine sul livello del mare di 350 mt. ed ha circa 5.235 abitanti.
Il borgo medievale di Bolsena ha origini antichissime che si possono far risalire fino al terzo secolo dopo Cristo. È in questo periodo infatti che gli abitanti della città etrusca di Velzna, distrutta dai romani in seguito ad una rivolta, stabilirono un primo insediamento. Nel secolo successivo, forse a causa delle frequenti incursioni barbariche, questi si trasferirono sulla rupe sovrastante dove sorge il centro storico dell’attuale cittadina.
La posizione dominante sul lago e sulla via Cassia, a poca distanza da Roma ed al confine con le terre del Granducato, ne hanno fatto territorio di scontri per il dominio durati per tutto il Medioevo. È a questo periodo che si fa risalire la costruzione del castello che domina il panorama. La fortezza fu acquisita dalla casata dei Monaldeschi della Cervara, uno dei quattro rami della famiglia, discendenti dagli altrettanti figli di Ermanno, signore di Orvieto. Alla sua morte iniziò un periodo di tremende lotte fra le quattro fazioni per il dominio dei vasti feudi della famiglia.
Ciò non toglie che il periodo della signoria dei Monaldeschi su Bolsena sia stato uno dei più floridi della sua storia come rivelato dalle cronache del tempo, vi furono anche lavori di miglioramento ed abbellimento della rocca.
Bolsena è anche molto conosciuta per alcuni importanti avvenimenti legati alla cristianità, in particolare il martirio di Santa Cristina ed il miracolo eucaristico.
Santa Cristina appartiene ai martiri del periodo paleocristiano, fu infatti martirizzata sotto l’imperatore Diocleziano nel 304 d.C. circa. La storia narra di una giovane, pare undicenne, segregata dal padre con dodici ancelle a causa della sua straordinaria bellezza. La giovane Cristina divenne cristiana, fatto inaccettabile per il padre che era funzionario imperiale. Egli cercò di farle rinunciare al cristianesimo, prima con le buone e poi con metodi considerati più efficaci e crudeli. Fu imprigionata e flagellata, consegnata al giudice che le fece infliggere altri supplizi, tutto questo senza però intaccare la sua fede. Per questa sua tenacia, Dio inviò tre angeli per guarirla e consolarla quando fu gettata in carcere per essere giustiziata. Fu inoltre condotta sul lago e gettata in acqua con un’enorme pietra legata al collo, ma i tre angeli sorressero la pietra e la ricondussero a riva. Il padre non resse alla vista del miracolo e morì di dolore. La giovane fu ricondotta in carcere e sottoposta ad altre torture finché non fu uccisa da due colpi di lancia. Secondo il calendario cattolico Santa Cristina viene celebrata il 24 luglio ed a Bolsena la sua storia viene ricordata attraverso i Misteri.
L’altro importante evento religioso legato alla città di Bolsena è il famoso miracolo eucaristico dal quale nacque la solennità del Corpus Domini.
Si narra che nell’anno 1263 Pietro da Praga, un sacerdote boemo di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, si fermò a Bolsena. Egli si era recato nella capitale del cristianesimo perché aveva iniziato a dubitare della presenza del Cristo nel vino e nell’ostia consacrati. Il pellegrinaggio aveva rinsaldato la sua fede, ma giunto nella cittadina i dubbi si ripresentarono. Al mattino mentre celebrava la messa nella chiesa intitolata alla martire, durante la consacrazione l’ostia iniziò a sanguinare. Spaventato dal prodigio il sacerdote avvolse l’ostia nel corporale e si rifugiò in sacrestia lasciando cadere alcune gocce di sangue sulle lastre di marmo del pavimento dell’altare.
Riconosciuto il miracolo, il papa estese a tutta la cristianità il Corpus Domini, che celebra proprio la reale presenza del Cristo nell’ostia consacrata. L’ostia ed il corporale sono conservati nel duomo di Orvieto, che fu edificato proprio a questo scopo, mentre quattro delle lastre in marmo macchiate del sangue del miracolo sono ancora custodite nella Cappella nuova del miracolo di Bolsena, adiacente la basilica di Santa Cristina. La quinta fu invece donata alla parrocchia della vicina Porchiano del monte nell’anno 1574.
Il miracolo, per gli studiosi, avrebbe anche una spiegazione scientifica, ossia la presenza di un batterio che in particolari condizioni ambientali reagirebbe con l’amido della farina producendo sul pane un pigmento rosso viscoso, facilmente confondibile col sangue, detto, forse non a caso, prodigiosina. La chiesa non ha mai accettato di sottoporre le reliquie del miracolo ad esami scientifici approfonditi, anche se l’esperimento è riuscito in laboratorio.