Acquapendente

Il comune di Acquapendente e le sue frazioni ( Torre Alfina, Trevinano, San Giusto ) è uno dei più belli dell’Alta Tuscia Laziale, con i suoi circa 5.600 abitanti. Si trova nella parte più settentrionale della Tuscia, a 420 metri sul livello del mare.
L’origine della graziosa cittadina di Acquapendente non è mai stata accertata dal momento che non sono state mai fatte delle vere ricerche archeologiche. Si suppone tuttavia che, data la ricchezza del suo territorio, possa essere stata abitata fin dalla preistoria, anche se resta piuttosto valida l’ipotesi che potesse essere un piccolo insediamento etrusco dal momento che sono state individuate aree archeologiche in località Lutinano, San Modesto e all’Annunziata. Anche la presenza romana offre scarse testimonianze attraverso pochi resti ritrovati in località La Piantata. Il fallimento dell’impero romano e l’arrivo dei barbari cancelleranno i pochi resti delle precedenti culture e solo dopo la fine del dominio longobardo permetteranno il graduale ripopolamento della zona soprattutto grazie alla strada che conduce a Roma, sarà proprio in prossimità della chiesa di Santa Vittoria, sulla via Francigena, che si formerà il primo villaggio che si chiamerà Arisa. Solo nel X secolo, l’agglomerato acquisirà importanza grazie al sempre maggiore transito di pellegrini diretti a Roma. È solo nel 962 che l’imperatore assegnerà il nome di Acquapendente al piccolo ma importante borgo che si era costituito e che, con il passare del tempo, diverrà sempre più significativo soprattutto dopo che Matilde di Canossa, regalando tutti i suoi averi alla Chiesa, cederà anche questo borgo che farà parte del Patrimonio di San Pietro. È in questa epoca che iniziano le prime schermaglie con Orvieto che era interessata a dividere con Siena le proprietà del feudo degli Aldobrandeschi di cui faceva parte anche Acquapendente. Lotte che terminarono solo con l’arrivo di Federico I Barbarossa che sottomettendo il Marchesato di Toscana, affidò il paese a Guelfo VI. Ma verso la metà del ‘200 dopo aver ricevuto da Federico II la libertà per la buona accoglienza riservatagli, lo stesso, temendo che Acquapendente volesse rientrare nell’orbita della Chiesa, ordinò di bruciarla e depredarla. Seguì un periodo di confusione che solo con il ritorno del Papa a Roma ebbe fine e la città riacquisì i suoi privilegi sotto Eugenio IV. Successivamente vennero edificati i più bei palazzi nelle vie principali e sulla piazza che sono ammirabili ancor oggi. Nel Settecento furono modificati gli stili delle chiese che vennero arricchite da forme barocche e furono costruiti edifici ecclesiastici nonché fu realizzata una deviazione della Cassia. Alla fine dell’Ottocento, Acquapendente vide una nuova ripresa con la costruzione di nuove opere pubbliche come il Palazzo Municipale, le Fonti ed alcune chiese.
Il borgo è caratterizzato da scorci panoramici mozzafiato e da elementi che giustificano più che una visita, come la Cattedrale del Santo Sepolcro all’inizio del paese e che fu eretta nell’anno mille in stile romanico successivamente modificato da una serie di restauri che ne hanno dato una connotazione barocca. Notevole anche la Chiesa di San Francesco caratterizzata dal portone che conserva magnifici motivi gotici e la Torre Alfina costruita in epoca rinascimentale e che ospita al suo interno, un crocifisso ligneo del XIII secolo. Risale invece al Cinquecento il Palazzo Viscontini che conserva importanti affreschi nei grandi saloni presenti.
Acquapendente è famosa anche per la festa della Madonna del Fiore, celebrata alla terza domenica di maggio. È il retaggio di una antichissima festa che risale alla storia della cittadina che nel XII secolo acquistò la sua indipendenza da Federico I Barbarossa. La leggenda narra che la rivolta che guadagnò la vittoria, fu originata da un miracoloso evento al quale assistettero due contadini che poi, lo annunciarono agli abitanti della cittadina: la fioritura di un ciliegio secco e preso come simbolo di oppressione. Gli aquesiani interpretarono questo, come un segno della Madonna e stimolò la voglia di insurrezione che permise la cacciata del dittatore.
Questo evento è ricordato nei “Pugnaloni”, antichi arnesi agricoli ornati da fiori che i contadini usavano portare nella processione che seguiva la statua della Madonna del Fiore. Gli odierni Pugnaloni sono rappresentati da pannelli disegnati della larghezza di 260 centimetri e 360 centimetri di altezza e poi totalmente adornati di fiori e foglie che ricoprono ogni sfumatura del disegno che è realizzato con la tecnica del mosaico. I Pugnaloni vengono creati dai giovani del paese che, divisi in gruppi, si misurano in una vera e propria gara su quale sia l’opera più bella. Nella giornata della festa, i Pugnaloni vengono messi lungo le vie del centro e nelle parti più caratteristiche di Acquapendente e rimangono fino al pomeriggio prima di essere trasportate nella piazza del Duomo in modo che tutti possano ammirarli. Durante la processione, gli stessi precedono il corteo per poi essere conservati nella Cattedrale del Santo Sepolcro dove rimarranno esposti per tutto l’anno.

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