In uno scorso articolo avevamo introdotto il centro di Ferento romana sulla collina di Pianicara, parlando prevalentemente del suo teatro tuttora utilizzato per degli spettacoli nel periodo estivo. In questo nuovo articolo focalizzeremo l’attenzione sui vari monumenti ritrovati a Ferentium, le terme ed appunto il teatro, ma visti da un punto di visto più storico.
Il centro di Pianicara cominciò a svilupparsi nel IV secolo a.C., dopo circa 100 anni dalla distruzione di Acquarossa, il suo nome forse deriva dall’antico Ferentis o Frentis, ma quello che conosciamo ci viene dalla lingua latina Ferentium col quale ancora oggi è riconosciuto.
Caduto sotto la dominazione romana nel corso del III secolo a.C., sembra durante l’età graccana, fu colonia ove vi si stabilirono i membri delle tribù Stellatina ed Arnense, assieme ad altri nuclei della Tromentina e Sabatina. La costruzione della Cassia a metà del III la indusse a creare una bretella interamente in basolato che la congiunse a questa nei pressi della mansio di Acquae Passeris. Al termine della guerra sociale Ferentium venne nominata municipio retto da Quadrumviri e nel periodo tardo repubblicano inizia la sua espansione che raggiunge il culmine nel periodo imperiale dell’età giulio-claudia.
Gli scrittori del tempo annoverano Ferentium anche per aver dato origine alla gens Salvia, alla quale appartenne l’imperatore Ottone e del quale è stata trovata la tomba di famiglia presso il Poggio della Lupa, proprio nei pressi di Ferento. Svetonio ricorda che Ferento diede i natali a Flavia Domitilla, moglie dell’imperatore Vespasiano. Il quieto benessere provinciale della capitale dei Cimini perdurò nei restanti secoli dell’impero romano, tanto che in una epigrafe viene denominata: civitas splendidissima. Verso la metà del III secolo Ferento conta di un nucleo cristiano molto attivo dal quale emerse l’Apostolo della Tuscia, il martire Sant’Eutizio, poco più tardi anche Ferento avrà il suo vescovo: un Maximus Ferentiensis. Con le invasioni barbariche anche Ferento decadde e fu devastata, dopo il Mille risorse insieme a Viterbo, con la quale instaurò una feroce lotta che nel 1172 determinò la distruzione della città.
Il piano urbanistico di Ferento era costituito di strade ortogonali per strigas con isolati di 35 x 55 m., il decumanus maximus, l’asse principale dell’abitato, è visibile presso le terme ed il teatro, proseguendo fino al limite del colle. L’anfiteatro per la sua forma è denominato “il Catino”, ha una forma ovale ed è visibile solo in minima parte. Nei pressi del teatro e delle terme è presente a tratti la strada selciata che costituiva contemporaneamente il decumanus maximus della città e la Via pubblica Ferentiensis, larga sui 3,60 m., che corre lungo l’intera collina di Pianicara. Rispettando le regole di Vitruvio, le terme di Ferento sorgono a qualche decina di metri dal teatro. L’altezza del complesso termale non era certamente inferiore ai 9 m., le sue pareti erano fatte di mattoni, i pavimenti erano a mosaico bianco e nero con motivi geometrici. In questi ambienti è stata ritrovata la statua acefala di donna, ora al museo di Viterbo, e cinque tombe di età barbarica a cassone. Un mistero irrisolto è sapere da dove provenisse l’acqua per le terme, alcuni pensano dalla collinetta sovrastante la sorgente dell’Acquarossa, testimonianza di questo è dato da una enorme cisterna oggi adibita a casale.
Il teatro è il sito archeologico che più qualifica Ferento, ricavato nello spesso strato di travertino che sovrasta la colata lavica di tufo, è orientato nord-sud e suddiviso in due parti: la cavea dove prendevano posto gli spettatori e la scaena dove invece agivano gli attori. La cavea ha tredici ordini di gradinate che un tempo erano rivestite di lastre di peperino, alle spalle della cavea si trovano 27 arcate, alcune dell’epoca, altre ricostruite interamente. Tra le gradinate ed il fossato vi è lo spazio per l’orchestra in lastricato di peperino, era il posto riservato alle autorità locali ed ai personaggi illustri. La scena è lunga 46 m. ed alta 8 m.
Per la collina di Pianicara si trovano ancora diversi monumenti, tra il teatro e le terme abbiamo i resti di una chiesa romanica a testimoniare il periodo cristiano della città.