Il Fano di Voltumna è il luogo di culto del dio della nazione etrusca, che dopo anni di studi, rappresenta ancora oggi un mistero della vita rasena ancora non svelato.
Voltumna, Velthune, Vertumnus, era il dio nazionale etrusco: “deus Etruriae princeps“, lo definisce Varrone ed altri studiosi, che con quel princeps, lo fanno identificare come la maggiore divinità del pantheon etrusco.
L’immagine più interessante del dio etrusco ci è pervenuta tramite il famoso specchio di Tuscania, dove è rappresentato in nudità eroica, corpo giovanile, volto barbato con nella mano destra una lancia, mentre istruisce Tarchunus sull’arte aruspicina ( arte divinatoria sull’analisi di fegato ed intestino degli animali sacrificali per avere responsi divini ).
Il Fanum, nato forse come luogo di incontro di nuclei tribali dell’area volsiniese, posto al centro del territorio etrusco e sotto la protezione di una divinità che con la sua presenza garantiva immunità, accordi ed alleanze. Con il passare del tempo il luogo ha avuto un sempre maggiore ruolo come centro di consultazione e mediazione, soprattutto nella guerra contro Roma. Era proprio presso il tempio di questo dio che i capi delle dodici città, ogni anno, si incontravano per deliberare una linea di condotta comune. Durante i concilia dei dodici popoli si eleggeva il capo o gran sacerdote, si parlava di problemi politici, religiosi ed economici. Durante queste riunioni si stringevano accordi d’ogni genere collettivamente o tra singole città e si celebravano feste e si tenevano giochi, gare e rappresentazioni di carattere sacro. Tito Livio scrive che il re di Veio, offeso per non essere stato eletto sacerdos Etruriae, commise un grande sacrilegio. Fece ritirare dai giochi in atto i suoi concittadini. Gli altri undici, per questo affronto, in futuro, non lo aiutarono nella lotta di Veio contro Roma. L’esistenza di questo tempio che ha avuto un’importanza capitale nelle lotte contro Roma, ci è stata documentata anche da Livio e Diodoro. La sua ubicazione approssimativa, ci è fornita invece dal poeta latino Properzio, che fa dire alla statua bronzea del dio, bottino dei Romani a Velzna, le seguenti parole: “…quale etrusco io provengo dall’Etruria, né mi pento di aver lasciato tra le battaglie la patria Volsinii“. In effetti il vincitore di Velzna ( nei pressi dell’attuale Orvieto ), il console M. Fulvio Flacco, trasferì, dopo la rituale evocatio, il culto di tale divinità in un tempio che fece appositamente costruire sull’Aventino. Infatti nel periodo arcaico il dio Voltumna-Vertumnus si pensa fosse già venerato a Roma, unica divinità etrusca. Altra indicazione più precisa e rifertita quasi certamente al Fanum di Voltumna, é quella del famoso Rescritto di Costantino il Grande ( 307 – 337 ), scoperto nel 1733 presso il teatro romano di Spello in Umbria. Da questo documento si evidenzia come ancora nel IV secolo d.C. ci si riunisse presso il Fano o più probabilmente presso il tempio di Voltumna, che era ormai ridotto a sola festa religiosa e che la dominazione romana di oltre mezzo millennio, non era riuscita a far dimenticare alle popolazioni etrusche della loro origine e della fierezza della loro stirpe. Dal documento si viene anche a conoscere il luogo del Santuario, “…apud Volsinios…“, che equivale all’attuale Bolsena, ma quell’apud ha dato vita a molte interpretazioni, tanto da far destinare il Fanum Voltumnae prima a Montefiascone, poi a Castel d’Asso, poi ancora ad Orvieto, Vignanello, Civita di Bagnoregio, Valentano, al Voltone, a Monte Becco nei pressi del lago di Mezzano, sul monte della Pallanzana a Viterbo o nelle famose grotte del Riello. Resta il mistero di questo tempio che unì nel nome del dio Voltumna le popolazioni etrusche e che forse fu distrutto dai barbari e dimenticato nel Medioevo.