Quando nel 265 a.C. i primi sopravvissuti etruschi di Velzna ( Orvieto ) videro il lago di Bolsena e le colline attorno, sapevano che quei luoghi erano abitati e dipendenti dalla loro città distrutta dai Romani, così nacque Volsinii, erede di Velzna. Quale fosse l’esatta ubicazione di questa città, ultima della Dodecapoli etrusca a cadere sotto la dominazione romana, non è ancora stata chiarita e non si può definire con certezza. Bolsena od Orvieto? Dal 1946 al 1957 degli scavi condotti a Bolsena dall’archeologo francese Raymond Bloch portarono alla luce una cinta di mura in opera quadrata con blocchi di tufo posti a testa ed a taglio per un’estensione di circa sei chilometri, circondando ben 65 ettari di spazio. La zona che meglio ha conservato le mura, larghe m. 1,50 – 2,0 a doppia cortina, è Pian Muraccio nella città bassa etrusca. A Poggio Moscini ne è in vista una buona porzione dove dei grandi blocchi di tufo, allineati su 10 filari, sono contrassegnati con marchi di cava in lettere etrusche. Pare che queste opere risalgano al 265 a.C. quando Velzna venne distrutta ed avvenne la fondazione di Volsinii.
Il centro etrusco che ebbe vita sulle pendici nord-orientali del lago di Bolsena era stretto tra il fosso Brutto ad est ed il fosso del Capretto ad ovest ed aveva la sua acropoli a Poggio Mozzetta. Dei circa 65 ettari circondati dal muro solo una quarantina erano abitati e si articolavano su una serie di terrazze degradanti nelle zone di Montebello, Gratte, Poggio Casetta, Pozzarello, Mercatello, Poggio Moscini con un dislivello di centinaia di metri. In località Poggio Casetta è stato trovato un tempio etrusco costruito tra il VI-V secolo a.C. abbandonato sul finire del III secolo a.C. e non è possibile capire la divinità venerata. Più in basso in località Pozzarello vi è un altro santuario etrusco che si credette dedicato a Nortia, la dea etrusca del destino, una delle più venerate nell’antica Velzna, ma dopo il ritrovamento di spighe in oro ed argento si pensò essere dedicato a Cerere. In località Poggetto, nei pressi della Rocca Monaldeschi, è stato trovato un altro santuario etrusco dove negli scavi del 1877 è stato ritrovato il modellino di un carro agricolo oggi esposto nel museo di Villa Giulia a Roma. In uno scavo succcessivo venne ritrovata un’ara di pietra di tipo volsiniese con un foro verticale al centro ed aveva inciso “tinscvil:Tinia / s.asil. sacni“, quindi dedicata a Tinia il supremo dio etrusco protettore dell’agricoltura e delle armi.
Le necropoli di Bolsena sono addensate su un poggio roccioso nella parte bassa della città, sono ricavate nelle rupi con tombe a camera e corridoi d’accesso molto lunghi. Queste testimonianze fanno pensare che Velzna fosse vicino all’attuale Orvieto e Volsinii nacque successivamente alla deportazione degli sconfitti etruschi ad opera del console M. Fulvio Flacco nel 265 a.C.
Agli inizi Volsinii non crebbe molto, ecco spiegato il mancato contributo nelle guerre puniche del 205 a.C. a Roma, tuttavia in questo periodo riprese la produzione della ceramica volsiniese riproducendo nelle decorazioni la ceramica campana a vernice nera lucente. Il centro crebbe molto quando nel II secolo a.C. fu costruita la strada Cassia, la consolare che entrava nella cinta urbana attraverso il cosiddetto Ponte del Diavolo, ad essa dobbiamo l’assetto urbanistico ortogonale di Volsinii e l’accelerazione nella crescita degli edifici pubblici e privati. Dopo il 90 a.C. diviene Municipium con un’autonomia amministrativa affidata ai Quadrumviri, la crescita la fa divenire il centro più importante della zona, tanto che il bacino lacustre denominato fino ad allora Tarquiniensis prese il nome di Volsiniensis ( Lago di Bolsena). E’ il momento del massimo splendore per Volsinii con la costruzione di notevoli opere pubbliche: l’acquedotto, il foro, la basilica, l’anfiteatro, il teatro, le terme ed una biblioteca pubblica. La decadenza inizia dal II secolo a.C. con la drastica riduzione demografica e la parte del foro che venne utilizzata come necropoli. Perfino l’antica religiosità etrusca si dissolse, tanto che gli abitanti di Spello chiesero all’imperatore Costantino di esimersi dall’andare al Fanum Voltumnae che era presso Volsinii ( apud Volsinios ). Nel 410 fu devastata dalle orde di Visigoti e nel 570-575 occupata dai Longobardi. Ora molti cittadini compirono il tragitto inverso, tornando alla forte ed inespugnabile rocca tufacea dell’antica Velzna e diedero vita alla Urbs Vetus, l’attuale Orvieto.
Tra i ritrovamenti etruschi intorno a Bolsena abbiamo:
Bolsena ha anche molti sepolcri romani sparsi nel territorio che testimoniano la storia passata di questi luoghi.
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