La scoperta di Castel d’Asso fece epoca, era la prima volta che le monumentali necropoli rupestri dell’Etruria erano fatte conoscere al mondo della cultura. La notizia non passò inosservata al punto che questo luogo del Viterbese attrasse visitatori da ogni parte del mondo, studiosi e turisti di ogni nazionalità. Il fascino della necropoli rupestre fu tale che in un certo periodo fu la maggiore visitata e famosa dell’intera Etruria. Arrivati però a metà dell’800 la sua fama declinò e ne seguì l’abbandono ed il ritorno all’anonimato. Soltanto nel 1966 vennero intraprese nuove campagne di scavo da parte della Soprintendenza dell’Etruria Meridionale e dall’Istituto di Etruscologia ed Antichità Italiche dell’Università di Roma. Oggi la necropoli monumentale, dopo un periodo di abbandono, è tornata ad essere praticabile e visitabile.
Castel d’Asso |
Il nome romano di Castel d’Asso è Axia, ma non conosciamo quello etrusco. La presenza dell’uomo nella zona risale alla preistoria, ma il periodo etrusco inizia sul finire del VII secolo a.C. con la costruzione di una fortificazione sotto la giurisdizione della lucumonia di Tarquinia. Lo sviluppo è stato legato all’attività agricola ed al controllo della rete viaria commerciale che dalle coste tirreniche portava nella piana di Viterbo e nella valle del Tevere. Il centro ebbe un periodo di decadenza tra il V e IV secolo a.C. per poi ritornare agli splendori passati, ma tra il III e II secolo a.C. l’abitato si andò restringendosi, mentre entrava nella cerchia di influenza romana. Sul finire della Repubblica e nel primo periodo imperiale, il territorio e le campagne attorno erano disseminati di fattorie e ville, ma l’abitato si faceva sempre più esiguo e perse ben presto la sua autonomia amministrativa perché dipendente dal municipium di Sorrina Nova ( Viterbo ). Con la decadenza dell’impero romano e le invasioni barbariche il centro di Axia si spopola ancora di più e perde il suo vigore al punto che nel Medioevo è inglobata nei possedimenti di Viterbo. Oggi, dove un giorno ci furono case, templi e le vie di Axia, vi si trovano campi di grano e di foraggio con allevamenti di buoi e pecore.
La necropoli fu situata in un centro programmato, vi si possono ritrovare il primo ordine più in basso e su di esso le tombe più alte del secondo ordine. Il prof. Giovanni Colonna distingue ben 5 fasi dello sviluppo della necropoli di castel d’Asso:
Le maggiori tombe che possiamo trovare nella necropoli monumentale rupestre di Castel d’Asso sono:
Attorno all’azienda agricola della Vaccareccia esistono ben sei nuclei diversi di tombe a camera, a fossa, a nicchia di vari periodi. Altri quattro nuclei del periodo estrusco-romano sono nei pressi del Casalaccio con la presenza di una tomba veramente arcaica, del VI secolo a.C., con columen e travicelli scolpiti nel soffitto a doppio spiovente e banchine decorate ai lati. Altri quattro nuclei di tombe sono in località Camorelle con tombe a camera del periodo ellenistico e romano. Una piccola necropoli anche in località S. Spirito. Una interessante tomba arcaica è stata ritrovata nel 2002 presso Castel d’Asso in località Pian della Fame al km 2,900 della strada Sterpaio. Essa si compone di due camere coassiali e presenta l’ingresso decorato da tutto un cordone rilevato che segue il contorno dell’architrave e degli stipiti; ha esternamente il disegno di quella che viene definita la porta dorica. Questa è del periodo antico, quando Castel d’Asso recepiva tramite il commercio gli influssi culturali ed architettonici di Cerveteri.
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