A Civita di Bagnoregio, nel 1217 nacque Giovanni Fidanza, figlio di un medico. Tra i nove ed i quattordici anni questo bambino si ammalò gravemente e sua madre, Maria di Ritello, lo fece consacrare a San Francesco per non farlo morire. Il fanciullo visse e da allora fu chiamato Bonaventura, dotato cioè di buona fortuna.
All’inizio il giovane Giovanni venne istruito dai frati Francescani di Bagnoregio, poi venne avviato dal padre all’Università di Parigi, polo di attrazione per i sapienti dell’epoca. Qui si iscrisse alla facoltà delle arti, nella quale si insegnavano le scienze formali “trivio” e quelle reali “quadrivio“. Dopo aver raggiunto il “baccellierato“, nel 1243 conseguì la licenza che lo abilitava all’insegnamento. Invece di dedicarsi a questo però, Giovanni volle entrare nel convento Francescano di Saint Germain de Prés, qui come novizio prese il nome rituale di Bonaventura. Dopo un anno venne ordinato sacerdote e Fra’ Bonaventura si dedicò agli studi di teologia attraverso il suo maestro Alessandro di Halles. Prima baccelliere biblico, poi cancelliere sentenziario con compito di commento delle “sentenze” di Pietro il Lombardo, solo nel 1257 divenne maestro reggente. Il 2 febbraio del 1257 venne nominato Ministro Generale dell’Ordine Francescano per le dimissioni di Giovanni da Parma, non ben visto dalla chiesa. Nel 1259 rielaborò le “costituzioni generali” e compose l'”Itinerario della mente a Dio“. Dopo aver visitato i luoghi in cui era vissuto San Francesco, stilò la “Legenda major” sulla vita del Santo e la “Legenda minor” per l’uso liturgico nei cori dei frati. Nel 1271 intervenne a Viterbo per accelerare il conclave che elesse Gregorio X a pontefice, che lo nominerà cardinale e vescovo di Albano. Partecipò poi alla presidenza del Concilio di Lione del 1274, nella quale vennero perseguiti 3 obiettivi: una nuova crociata, la riforma della chiesa e la riunificazione della stessa tra quella latina e quella greca. Il sabato 14 luglio, prima della fine del Concilio di Lione, mentre i padri stavano concludendo la quarta sessione dei lavori, Bonaventura venne colto da un collasso e nella notte del 15 luglio 1274 morì in presenza anche del pontefice Gregorio X, che gli dette l’estrema unzione.
Venne seppellito dapprima nella chiesa francescana del convento, poi in una chiesa a Lione a Lui dedicata, ma nel 1562 i suoi resti vennero bruciati per mano degli Ugonotti e le ceneri disperse nel Rodano. Di Lui rimase solo un osso del braccio che fu inserito in una teca argentea e poi donato ai padri Francescani di Bagnoregio. Oggi queste preziose reliquie sono conservate, con plurime chiavi, sotto l’altare maggiore della chiesa di San Nicola, duomo di Bagnoregio, in un sepolcro ben sigillato, dal quale solo il 15 luglio di ogni anno viene mostrato per la venerazione dei fedeli.
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